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27 lug 2015
passi praderadego e san boldo
"Il passo di Praderadego mette in collegamento le provincie di Belluno e Treviso e i comuni di Mel e Follina. Sede di una antica strada romana (forse la Claudia Augusta Altinate). Si perde nella stora la nascita al passo di un ospizio che nel 400 si è trasformato in punto di ristoro per viandati che è rimasto fino ai giorni nostri come rinomata Osteria Vin e Pit" (cit.)
Chissà se dal passo siano discese lungo la valle le note della Lucia di Lammermoor, quando il grande soprano Toti dal Monte trascorreva le estati nella sua villa, ora in completo stato di abbandono.
Non tanto, solo una mezz'oretta, nel silenzio del chiostro dell'abbazia cistercense di Follina, mi isolano dal resto del mondo e mi riconciliano, per un attimo, con il mondo.
Ci troviamo a Cison di Valmarino, in località Passo San Boldo, terra di confine fra la provincia di Treviso e quella di Belluno, luogo di passaggio di uomini e merci nei secoli.
La strada è quella che fino ai primi del Novecento fu il canàl de san Bòit, aspro sentiero che collegava le Prealpi trevigiane alla Valbelluna; venne trasformato in via carrozzabile dagli austriaci fra il 1 febbraio e il 1 giugno del 1918. È il Passo San Boldo o Strada dei Cento giorni. Cento giorni di lavoro, le schiene spezzate dei prigionieri russi e delle donne di Tovena per costruire questo miracolo di ingegneria con le gallerie scavate nella roccia coi rudimentali mezzi dell’epoca.
In cima, sulla sommità del Passo San Boldo, la Muda, dove i viandanti trovavano alloggio e ristoro e dove si pagava il dazio per le merci trasportate. (tratto dal sito dell' Osteria La Muda)
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